Un evento teatrale, un viaggio intorno al mondo della controcultura, una riflessione sull’umanità firmate da un grande maestro della scena.
spettacolo in polacco sovratitolato in italiano e inglese
Modena, Teatro Storchi
15 ottobre ore 15.00
16 ottobre ore 15.00
durata 4 ore e 45 minuti più intervallo
Prima nazionale
Lo spettacolo è consigliato ad un pubblico adulto
regia e scenografia Krystian Lupa
testo Krystian Lupa e creazione collettiva degli attori
musica Bogumił Misala
costumi Piotr Skiba
con Karolina Adamczyk, Grzegorz Artman, Michał Czachor, Anna Ilczuk, Andrzej Kłak, Michał Lacheta, Mateusz Łasowski, Karina Seweryn, Piotr Skiba, Ewa Skibińska, Julian Świeżewski, Marta Zięba
voce fuori campo Krystian Lupa
responsabile di produzione Karolina Pawłoś, Michalina Dement-Żemła
video Joanna Kakitek, Natan Berkowicz
assistente alla regia e collaboratore alla drammaturgia Dawid Kot
assistente alla regia Jan Kamiński
responsabile di palco Iza Stolarska
assistente ai costumi Aleksandra Harasimowicz
traduzione in italiano Marzenna M. Smolenska
traduzione in inglese Artur Zapałowski
coproduzione Teatr Powszechny Varsavia, Teatr Powszechny Łódź
Lo spettacolo è realizzato all’interno del Progetto internazionale “Prospero Extended Theatre”, grazie al supporto del programma “Europa Creativa” dell’Unione Europea.
Il regista, dramaturg e pedagogo polacco Krystian Lupa è senza dubbio uno dei grandi protagonisti della scena teatrale europea. Maestro nel creare realtà sceniche intrinsecamente coerenti, spesso traduce e adatta i testi che mette in scena, disegnandone contemporaneamente la scenografia. La qualità del teatro di Lupa è legata anche ad una straordinaria recitazione, che è spesso considerata “invisibile” o “trasparente”, resa tale da attori che si fondono quasi completamente ai personaggi che interpretano.
Imagine è un viaggio artistico intorno al mondo della controcultura, ai tempi della rivoluzione identitaria e culturale a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, una riflessione sull’umanità incarnata da un cast straordinario.
Krystian Lupa è partito dalle liriche di “Imagine” di John Lennon per porre una domanda sulla vitalità delle utopie nel mondo di oggi, in cui la spiritualità è diventata commercializzata o politicizzata, e i valori umani, i diritti umani, l’eguaglianza e la libertà personale, sono stati svalutati.
Il regista torna indietro al fenomeno psicologico e spirituale della New Age, e alla vita e creazione di John Lennon che, come un “nuovo Cristo” dell’era hippie, suggeriva di immaginare un mondo senza guerre, paesi e confini, senza odio e proprietà, ma anche senza religione.
Le visioni New Age suonano puramente ingenue ai giorni nostri? La fede in un’evoluzione infinita dell’umanità e della metafisica è una fantasia o un eterno bisogno dell’umanità? Perché l’idea pacifista è fallita così rapidamente negli anni ’70? La necessità di una trasformazione spirituale aumenta in tempi di crisi?
Estratti dal diario di Krystian Lupa
C’è una veglia funebre, o forse è solo un incontro di vecchi amici sognatori che è come una veglia… Uno di noi ha preparato una PERFORMANCE per questa occasione… DICIAMOCI A VICENDA TUTTO QUELLO CHE AVREMMO POTUTO FARE E QUELLO CHE ABBIAMO ABBANDONATO…
La morte di Lennon ha incontrato l’inizio della fine della New Age in un modo singolare, e per un decennio ha avuto una dimensione religiosa. Lennon, attratto in America dalla New Age, con il pacifismo che cresce come muschio durante la Guerra del Vietnam guidata dai nostri padri – “i morti viventi di un’umanità vecchia” → divenne o voleva diventare, anche solo per un momento, un Warholiano per 15 minuti, un volto, una divinità della New Age…
Chi sono le persone che potrebbero non essersi mai incontrate in questa veglia o forse erano amici solo per l’affinità dei loro sogni…? Andy Warhol, Thomas Bernhard, Caspar Hauser, Carl Gustav Jung, Sylvia Plath, Albert Einstein, Marilyn Ferguson – i mezzi e creatori di nuove visioni umane… Questo è solo un gruppo di nomi a caso che avviano la ricerca di una materia mentale e letteraria che si intreccia o penetra questo argomento…
Non si tratterà di un sogno, né di sognatori. Non di John Lennon, né dei Beatles. Sebbene la veglia potrebbe avere una connessione con la sua (di John Lennon o del suo mitico doppio) morte – con lo sparo di un revolver sotto le porte di Dakota alla periferia di Central Park e con il simbolismo di Strawberry Field…
La NEW AGE non è una setta di sognatori → il mese Platonico di Jung non è un “fiore d’oro” di un sognatore → benché, certamente, in queste visioni e idee visionarie ci sia il sogno di un umano come questione base religiosa → culturale → creativa. Anche la matematica è la creazione di un sognatore… Così il pensiero speculativo… la filosofia… ecc… L’idea (e la sua iniziazione) sono indispensabili a salvare il pianeta.
Siamo in grado di rispondere al perché quella fede nella trasformazione dell’umanità è morta? È possibile generare una seconda ondata → religiosa, della comunità umana senza fede nell’immortalità individuale?
Estratto da un’intervista a Krystian Lupa di Witold Mrozek, Gazeta Wyborcza
Non so se si tratta di uno spettacolo sull’utopia. Forse si tratta piuttosto della necessità di pensare, che spesso viene definita utopica, specialmente su questo lato della “barricata”. Non posso immaginare che alla fine, senza fede o un’idea in cui credere ardentemente, sarà possibile salvare il nostro pianeta da una catastrofe ecologica. Non credo che accadrà per decisioni dei politici, conferenze, o simposi sul clima. Non credo che la politica del danaro e degli affari intraprenderà Tale azione. E non credo nemmeno che le manifestazioni di attivisti avranno questo potere. Ciò che è stato detto nel precedente periodo della controcultura, quello di cui parlava la generazione della New Age – fede nella trasformazione umana, la trasformazione della spiritualità, la “Età dell’Acquario” – in un certo senso è tutto crollato. Insieme al messaggio di umanismo, tolleranza, ecologia. È morto nella gente – è nata la paura di perdere i loro vecchi stili di vita, il vecchio Dio, i vecchi valori – “Dio, onore, patria” – provincialismi nazionali su cui sprechiamo il 90% delle nostre energie. Fino a che quel processo – il processo di una profonda trasformazione umana, la trasformazione del pensiero, paradigma e archetipo – non rinascerà, sarà impossibile vincere con il fantasma di una catastrofe globale.
Magari abbiamo bisogno di dire a noi stessi che il pianeta dovrebbe essere la nostra nuova patria. O magari persino il nostro nuovo Dio? Forse allora nascerà una nuova persona dal pensiero umanistico – e non una nazional-patriarcale. Un umano che crede solo nel paradigma razionale, che sfrutta solo, che vuole solo potere – non è in grado di salvare le nostre vite su questa terra.
Stiamo facendo uno spettacolo su come certe opinioni, idee e intuizioni che abbiamo presentato come “utopiche”, potrebbero essere necessarie a noi per sopravvivere i prossimi 50 anni.